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Prime Esperienze

“Fuoco e Catene”


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
03.07.2025    |    11    |    0 6.0
"Quando la raggiunsi di nuovo, con un ultimo colpo potente e deciso, sentii tutto esplodere dentro di noi, un fuoco che ci consumava e ci rendeva una cosa sola..."
Mi avvicinai a lei con un respiro affannoso, il cazzo già duro come un macigno, il cuore che martellava nelle tempie come un tamburo selvaggio. La luce soffusa illuminava la sua pelle bagnata di sudore, gli occhi colmi di una sfacciata voglia che non chiedeva permesso.

«Vuoi il mio cazzo, Arianna?» la mia voce era un sussurro ruvido, un ordine carico di brama.

Lei non esitò un istante, alzò lo sguardo e con quella malizia mista a bisogno rispose: «Sì, Angelo. Voglio tutto. Fammi tua. Davanti a tutti.»

Non c’era spazio per il pudore, per la paura, per il freno. La presi subito dietro, con forza, con rabbia e fame di possesso. Ogni spinta era un colpo infuocato che scatenava un’onda di piacere e di dolore, un urlo liberatorio e disperato che si perdeva nell’aria densa.

Lei urlava, rideva, gemeva — una sinfonia di sensazioni che ci avvolgeva. Il suo corpo si offriva, si arrotolava sotto le mie mani come seta ruvida, assetata, pronta a bruciare.

Più la trattavo da puttana, più lei diventava la mia regina — la regina di quel gioco perverso di dominio e resa, di sottomissione e libertà.

Ogni gemito, ogni urlo, ogni tremito era un sigillo di quel patto senza parole che ci legava, infuocando l’aria attorno a noi.

La sua bocca cercava la mia pelle, le sue mani affondavano nei miei capelli, mentre io stringevo i fianchi, affondando più in profondità.

Il mondo si riduceva a quel movimento frenetico, a quella miscela di dolore e piacere che ci consumava entrambi, inchiodandoci a un istante eterno.

A un tratto lei si staccò, con il volto acceso e il respiro affannoso, e con uno sguardo birichino mi ordinò: «Voglio un chinotto.»

Sorrisi, capendo il doppio senso, e la invitai ad inginocchiarsi.

La sua bocca calda e bagnata mi accolse con fame mentre il suo “chinotto” — quel bocchino deciso e appassionato — mi faceva impazzire. Le mani nei miei capelli, il ritmo serrato, la lingua giocosa che mi torturava.

Sentivo il piacere salire, la testa che girava, il cuore che esplodeva dentro il suo bacio.

Quando ripresi a penetrarla, ancora più acceso e irrequieto, sentii come se tutto il resto sparisse, lasciando solo noi, quella carne che si cercava, quel chinotto che ci legava in modo viscerale.

Lentamente, spostai le mani dai fianchi al suo culo, rotondo e morbido come solo il suo poteva essere. Lo strinsi con forza, facendola voltare verso di me. I suoi occhi brillavano di una luce selvaggia, la bocca leggermente aperta, il respiro affannoso.

«Ti piace quando ti prendo così, Arianna?» sussurrai mentre le accarezzavo quel cazzo di culo perfetto, la pelle liscia che sembrava chiedere altro.

Lei mi guardò, mordendosi il labbro inferiore, e con un sorriso malizioso replicò: «Sì, voglio che mi scopri in ogni angolo, che non mi lasci un cazzo fuori. Voglio sentire ogni centimetro del tuo cazzo dentro di me.»

Non persi tempo. Con un movimento deciso, la presi ancora più forte, spingendo con rabbia e desiderio. Lei gemeva, schiacciata contro di me, mentre le sue mani affondavano nella mia schiena, cercando appiglio.

«Sei mia, Arianna,» ringhiai, «tua schiava, la mia puttana.»

Lei rise, un suono basso e sensuale, e si lasciò andare completamente, il corpo che si muoveva con il mio in un ritmo frenetico e senza freni.

I nostri corpi si fondevano, il caldo dei nostri respiri si mescolava all’odore intenso della passione. Le sue urla erano la mia droga, il suo piacere il mio unico scopo.

Quando la raggiunsi di nuovo, con un ultimo colpo potente e deciso, sentii tutto esplodere dentro di noi, un fuoco che ci consumava e ci rendeva una cosa sola.

Lei crollò tra le mie braccia, ansimante e bagnata, mentre io la stringevo forte, ancora tremante, perso nella vertigine di quel momento.



Epilogo

Restammo abbracciati, immersi in un silenzio fatto solo di respiri profondi e battiti accelerati. La pelle ancora calda, i corpi incollati come in un ultimo, dolce rito.

Lei sollevò la testa, i suoi occhi incontrarono i miei, pieni di un’intensità che non conosceva sosta.

«Ancora,» mormorò, la voce rotta dal desiderio.

E io non potei far altro che cedere, riprendere quel cazzo di gioco senza fine, quel viaggio dove ogni confine svaniva, dove eravamo soltanto fuoco e catene, schiavi e padroni di un piacere assoluto.

Nel buio, tra sussurri e gemiti, la notte si consumò in un turbine di carne e anima, e il tempo stesso sembrò fermarsi davanti a noi, testimone muto di una passione che non conosceva limiti.
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